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Relazione sul Cammino di San Jacopo in Toscana dal 28 agosto al 2 settembre 2021

Confraternita di San Giacomo di Cuneo

Desideravamo per l’anno jacopeo 2021, recarci in Spagna, fare almeno un piccolo tratto delle vie di Compostella, con la nostra piccola Confraternita. Il Covid però, con tutte le sue complicazioni e difficoltà ci ha convinti a restare in Italia, luogo più facile e domestico per organizzare e muoversi senza grandi pericoli.

Detto e fatto: scegliamo il cammino jacopeo in Toscana perché prevede, come a Santiago,  una Porta Santa. Non sarà Santiago – è vero – ma qualche reliquia da venerare del nostro Patrono la possediamo anche noi qui in Italia e precisamente nel Duomo di Pistoia. Partiamo con il consistente gruppo di 16 pellegrini, consorelle e confratelli; un buon successo per una proposta di viaggio abbastanza impegnativa; ciò ci permette, tra l’altro,  il lusso di farci portare e accompagnare da un autobus, alleviandoci  dal peso dello zaino e da molta fatica (non siamo più giovanissimi!).

Zaino leggero dunque su e giù per le colline toscane toccando alcune delle più stupende città della regione come Firenze, Prato, Pistoia, Lucca. Già lo sbarcare a Santa Maria Novella con la sua meravigliosa facciata Primo Rinascimento ci rincuora, noi del Piemonte abituati al greve Barocco Piemontese, per non parlare poi del giungere a Santa Maria del Fiore che da sola vale il viaggio! Per di più Firenze non è affollata come in passato quando quasi  ci si doveva aprir la strada a gomitate per le sue antiche strade e palazzi; possiamo così goderci un attimo la città, pur attraversandola di fretta perché il cammino è lungo e il tempo stringe. Il primo giorno ci accontentiamo di una mezza tappa giungendo sino a Sesto Fiorentino, inerpicandoci subito, attraversato il Mugnone, (per me di boccacciana memoria) tra colline  ricche di boschetti, oliveti, cipressi, muretti traboccanti di fiori di capperi, ville e cascinali che si affacciano tra il verde.

Prato è una vera sorpresa, a noi conosciuta solo per essere città non turistica ma prevalentemente industriale, ricca di fabbriche, capannoni e Cinesi ( non ne abbiamo visto uno, forse erano tutti al lavoro nei loro opifici) . Ci presenta un centro storico di tutto rispetto, con le sue mura sul Bisenzio ben conservate, il castello, le piazze ampie, ospitali e curate. La sorpresa maggiore sta nel Duomo con i meravigliosi affreschi, da poco restaurati, capolavori grandemente suggestivi di Filippo Lippi.

Ma il tempo per turismo e cultura è scarsissimo perché le tappe sono piuttosto lunghe ed il cammino impegnativo ci sovrasta. La piazza di Pistoia ed il suo Duomo sono emozionanti; lì nel Battistero riceviamo i timbri sulla credenziale ed il testimonium del pellegrinaggio compiuto. Nel Duomo la reliquia del nostro Patrono. Si continua per boschi, stradine, sentieri incontrando pochissimi pellegrini  o viandanti, solamente presso le città  incrociamo persone che fanno jogging o portano a spasso il cagnolino in passeggiate giornaliere.

Infine Lucca,  la sempre incantevole, murata Lucca, sempre capace di mozzare il fiato per la bellezza delle sue strade e delle sue chiese, per le sue mura intatte, per i suoi palazzi, i canali, i ricordi romani e medioevali. Naturalmente si termina il Cammino ufficiale in San Martino; un momento collettivo di preghiera e ringraziamento di fronte al  “Volto santo”, una visita alla piccola dolce Ilaria, giunta a Lucca da Zuccarello, piccolo elegante Principato dei Del Carretto nella Liguria di Ponente, non lontana da Cuneo, per maritarsi e morire in Lucca giovanissima, immortalata, con ai piedi il suo fedele cagnolino, dalla maestria del grande scultore Jacopo della Quercia.

Il nostro viaggio avrebbe la sua logica fine qui, ma l’appetito vien mangiando dice il proverbio ed allora ci concediamo ancora una giornata di cammino, percorrendo la cosi detta Via degli Acquedotti. Da Lucca seguendo le arcate dell’acquedotto Nottolini, primo ottocentesco, saliamo dapprima dolcemente poi più aspramente per un impervio sentiero sulle pendici del Monte Pisano e fatta sosta sul pianoro della Croce ridiscendiamo, questa volta lungo le tracce e i resti dell’acquedotto Mediceo che i Pisani si erano costruiti a fine Cinquecento. Si arriva in basso alla grande cisterna, ben conservata, dove si raccoglieva l’acqua fresca della montagna. Di lì al paesino di Asciano dal quale per 6 km, sempre accanto alle arcate costruite dai Medici nel primo Seicento si giunge praticamente nel cuore di Pisa. Una breve sosta a piazza dei Miracoli, che si sta svuotando dai turisti perché ormai sera, non più di una rapida occhiata alla sempre stupefacente torre pendente, anche perché siamo molto stanchi (anzi stremati); ci riempiamo gli occhi di tanta bellezza e poi via sull’autobus.

Come si diceva nei temi scolastici alle elementari “Stanchi ma contenti!”; un viaggio ricco di emozioni per gli occhi e per l’anima, ricco di amicizia, di solidarietà nella fatica, di risate e anche di alcuni momenti  di spiritualità, di riflessione, preghiera e ringraziamento.  (A.V.)

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